Si è da poco concluso il primo congresso nazionale totalmente dedicato al lipedema. L’ evento organizzato dalla LIO (LIPEDEMA ITALIA ONLUS: https://lipedemaitalia.info/) ha visto la partecipazione sia delle pazienti che dei professionisti del settore della nutrizione, chirurgia, linfologia, fisioterapia e riabilitazione. Il convegno ha regalato ai partecipanti un’ottica multidisciplinare che per il trattamento della malattia ha una valenza enorme.

La sessione sulla chirurgia ha visto tra i relatori i principali esperti italiani ed internazionali che hanno riportato la loro esperienza. Il messaggio emerso è che la chirurgia nel lipedema non è estetica ma funzionale, finalizzata ad arrestare la progressione, migliorare il movimento, eliminare il dolore e possibilmente, in alcune condizioni, donare armonia al corpo.

Il trattamento chirurgico del lipedema è una liposuzione molto particolare che non va confusa con la comune chirurgia estetica. Richiede tecnica e strumentazioni specifiche e per questo è fondamentale rivolgersi esclusivamente ad equipe specializzate che conoscano la patologia. Spesso è necessario programmare più sedute di liposuzione perché l’area da trattare è molto estesa. La quantità di lipoaspirato non è un indicatore di un miglior risultato, al contrario una eccessiva lipoaspirazione potrebbe causare abnorme infiltrazione di liquidi e aggravare il decorso post operatorio.

Nonostante le prime fonti della letteratura riportino una prevalenza dell’affezione su gambe e braccia i dati più recenti indicano comparsa della sintomatologia dolorosa ed edematosa anche in altre aree del corpo quali l’addome, il mento e persino il cuoio capelluto. Questa indicazione mi è spesso riportata da alcune delle mie pazienti.

Non esiste una terapia dietetica a cui la malattia risponde con certezza. Le pubblicazioni sul tema “dieta and lipedema” indicano un miglioramento in reazione ad un controllo dietetico dei carboidrati. Una dieta chetogenica è senza dubbio più indicata rispetto ad una dieta ipocalorica classica: si ha un dimagrimento focalizzato, la conservazione della massa magra e una maggiore compliance dietetica.

Molto interessante è stato il protocollo presentato dal gruppo americano guidato da Catherine Seo, fondatrice del Lipedema Project. Il loro è un approccio dietetico chetogenico inteso come stile di vita, a keto way of eating for lipedema (Keto WOE), molto più simile ai protocolli high fat usati in Italia per il trattamento in ambito neurologico che alle chetogeniche ipocaloriche con sostitutivi dei pasti studiate per il paziente obeso. Un’ alimentazione Keto WOE utilizza cibo vero, è palatabile, non è ipolipidica e quindi risulta sostenibile su lungo arco temporale. Di recente pubblicazione il loro primo libro di ricette chetogeniche dal titolo Ketolicious. In supporto alle pazienti il team americano organizza dei webinar mirati a favorire il cambiamento dello stile di vita, non solo a tavola, ma anche sotto il profilo psicologico tramite lezioni dedicate alla meditazione, tecniche di rilassamento, gestione dello stress e del dolore.

Altro approccio nutrizionale adatto alla malattia è quello della RAD diet. Il presupposto è agire con il cibo sull’ infiammazione sistemica tramite il consumo di alimenti freschi, di stagione, raw, di origine controllata, privi di conservanti e di interferenti endocrini particolarmente dannosi su una patologia a predominanza estrogenica come il lipedema. Un protocollo RAD esclude il glutine, almeno per un periodo, gli zuccheri ed i grassi idrogenati e aumenta il consumo di alimenti ricchi in antiossidanti ed omega 3. Sulla tavola non devono mancare verdure, colorate e di stagione, in particolare le brassicacee, i frutti rossi, le proteine vegetali dei legumi e piccole quantità di proteine animali di qualità (pesce pescato, carne di animali grass fed e uova da galline felici e razzolanti), gli alimenti fermentati tipo yogurt e kefir, spezie ed erbe aromatiche e grassi buoni dal mondo vegetale: olio evo, olio di cocco, avocado, frutta secca e semi oleosi. Un’ alimentazione così bilanciata favorisce un’intake di micronutrienti che attenuano il focolaio dell’infiammazione cellulare. In ottica anti-infiammatoria è consigliabile un’integrazione di acidi grassi polinsaturi che sposti il rapporto degli omega a favore degli omega 3 piuttosto che degli omega 6, i quali se in eccesso rappresentano uno stimolo pro-infiammatorio.

Approcci ciclizzati di chetogenica e RAD diet potrebbero rappresentare per alcune pazienti un approccio sostenibile che supera il limite della scrupolosa aderenza dietetica richiesta per un protocollo chetogenico.

Il lipedema è una patologia complessa e talvolta un lieve calo ponderale correla ad una enorme variazione di circonferenze corporee e questo lo riscontro frequentemente anche nella mia pratica ambulatoriale.

Una giornata intensa quella del 23 novembre, piena di spunti di riflessione e condivisione di esperienze che ha lasciato la consapevolezza che è necessario approcciare la malattia con un team multidisciplinare.  Il consiglio alle pazienti è quello di affidarsi a personale che conosca nel dettaglio la patologia. La strada da fare è lunga ed in salita e l’evento organizzato dalla LIO ha iniziato a tracciare un sentiero da percorrere. Personalmente ho respirato un’aria di vibrante energia e ringrazio l’associazione per aver creato questa opportunità di confronto.